martedì 9 aprile 2013

FOTOGRAFIA, COMUNICAZIONE, ARCHITETTURA!

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Come già detto, ormai non è più possibile pensare la fotografia al di fuori del sistema dell'arte; è artista il fotografo ed è (a volte) opera d'arte l'immagine fotografica. Sulla scia di quanto detto nel precedente post, è indubbia l'importanza che riveste una tale disciplina sia nell'ambiente della comunicazione che della cultura.

Finalità dell'attività del fotografo è, a mio parere, quella di comunicare la propria visione delle cose, di trasmettere, a coloro che avranno davanti gli occhi l'immagine scattata, tutto quel mondo di sensazioni che lui ha provato nel momento dello scatto. Viene spontaneo fare un parallelo con l'architettura a questo punto.
Come l'immagine si fa veicolo di emozioni e sensazioni, così la forma dell'architettura si fa veicolo delle funzioni da essa contenuta e delle idee alla base della composizione.


“[...] l'architettura alla fine del secolo comincia a spostare il suo centro d'interesse dal suo funzionamento, ad avere una forma che, appunto, informa e che entra a far parte del grande mondo della comuicazione contemporanea.”
(da “Architettura e modernità”, Antonino Saggio)


Emblematico di questo processo di cambiamento di prospettiva è senza alcun dubbio, la vicenda architettonica legata alla realizzazione del Museo d'arte contemporanea di Helsinki, episodio che esprime al massimo la centralità della comunicazione.
Steven Holl si aggiudicò nel 1993 il concorso, tra ben 521 gruppi partecipanti. Chiave del suo lavoro è per l'appunto la comunicazione e in particolar modo la metaforizzazione e i suoi processi.
Il Museo Kiasma si colloca in un'area centralissima di Helsinki, in un'area triangolare posta tra il Parlamento neoclassico di Johan Sigfrid Sirén a ovest, la Stazione ferroviaria di Eliel Saarinen a est, e la Casa Finlandia di Aalto a nord.
La chiave secondo cui leggere il progetto risiede proprio nel motto della partecipazione al concorso del gruppo i Holl: “Kiasma”. Stando a quanto dice lo Zingarelli, il chiasma è una figura retorica nella quale si dispongono in ordine inverso i membri corrispondenti di una frase, o altrimenti in medicina è il punto ove le fibre dei due nervi ottici s'incontrano nella cavità cranica; entrambe le definizioni si adattano al processo creativo messo in atto da Holl: le spazialità e i volumi sono frutto, non di ragionamenti che partono dall'interno, dalla funzione contenuta, ma sono articolati e manipolati in base alle forze trasmesse dal contesto,dalla città; allo stesso modo l'organizzazione de percorsi, l'intreccio dei flussi di percorrenza dei volumi rimanda visivamente all'incrociarsi dei nervi, concettuali e fisici, e da lì che secondo Holl nasce l'architettura. L'idea dell'incrocio, del punto d'incontro tra due "mondi" è perfettamente reso nelle forme: una parte dell'edificio è lineare, quella lungo la strada, mentre la galleria, caratterizzata anche da una sezione e un'ampiezza variabile, descrive una morbida curva, letteralmente abbracciando lo spazio interno dell'edificio. 


















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